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PARAFRASI Introduzione Promessi Sposi

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Category: Promessi Sposi: Capitoli: Introduzione



La storia è come una grande battaglia contro il tempo perché racconta, fa rivivere, gli eventi passati come cadaveri riportati in vita. Gli storici famosi (illustri campioni) che in tale lotta (Arringo) mietono successi gloriosi (Palme e Allori) , raccontano solo con le storie (spoglie) più sfarzose, scrivono (imbalsamando co’ loro inchiostri) di imprese di Principi e Potenti e ricamando con l’acutezza del loro ingegno e con parole brillanti (trapontando coll’ago finissimo dell’ingegno i fili d’oro e di seta) le azioni gloriose.
Perciò ad un modesto cronista come me (alla mia debolezza) non è lecito trattare di tali argomenti politici di segretezza (labirinti) e di intrighi (maneggi), e delle grandi imprese di guerra rappresentate dal rimbombo delle trombe di guerra (bellici Oricalchi): solo che avendo avuto notizia di fatti memorabili che capitarono a operai o artigiani (genti meccaniche) di piccolo reddito (di piccolo affare), mi accingo a lasciarne una testimonianza ai Posteri, schiettamente e genuinamente facendone il racconto, ovvero la descrizione.
In tale relazione vedremo compiersi in ambito angusto tragedie luttuose, scene di grande malvagità intermezzate da imprese virtuose e bontà angelica, opposta alle operazioni diaboliche.
E veramente, considerando che i nostri paesi (climi) siano sotto la protezione del Re di Spagna (re cattolico nostro signore) che è quel sole che mai tramonta, e che sopra di essi, come una Luna che non tramonta mai, risplende di luce riflessa il Campione di Nobile Stirpe (heroe di nobil Prosapia), cioè il Governatore del Ducato di Milano che rappresenta temporaneamente (pro tempore) il Re di Spagna, e i magnifici Senatori come stelle fisse, e gli altri magistrati come pianeti erranti espandono la luce ovunque, venendo a formare un Cielo assai nobile, non si può trovare altra causa del vederlo trasformato in inferno di azioni oscure, malvagità e vizi che nascono e si moltiplicano dagli uomini temerari, se non l’arte e la stregoneria (fattura) del Diavolo, visto che la malizia degli uomini non dovrebbe bastare a resistere a tanti amministratori (heroi) che come Argo aguzzano lo sguardo e come Briareo allungano le mani, allo scopo di riscuotere tasse, apparentemente per il pubblico vantaggio (pubblici emolumenti).
Per cui descrivendo questo racconto avvenuto durante la mia giovinezza, benché la maggior parte delle persone che vi hanno un ruolo non vengano ricordate dai posteri, ma abbiamo pagato, morendo, il loro tributo alle Parche, per rispetto ai familiari, si tacerà il loro nome, cioè la parentela, e lo stesso si farà con i luoghi, indicando soltanto genericamente il territorio.
Nessun critico parlerà di imperfezione nel racconto e di deformità nella mia opera (rozzo Parto) a meno che non sia un ignorante (persona affatto diggiuna dalla Filosofia): in quanto a coloro che la leggeranno, non si accorgeranno della mancanza nella narrazione.
 

"L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll'ago finissimo dell'ingegno i fili d'oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Però alla mia debolezza non è lecito solleuarsi a tal'argomenti, e sublimità pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggj, et il rimbombo de' bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quale si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto l'amparo del Re Cattolico nostro Signore, che è quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, qual Luna giamai calante, risplenda l'Heroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e gl'Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d'atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl'huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti. Per locché descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenché la più parte delle persone che vi rappresentano le loro parti, sijno sparite dalla Scena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacerà li loro nomi, cioè la parentela, et il medesmo si farà de' luochi, solo indicando li Territorij generaliter. Né alcuno dirà questa sij imperfettione del Racconto, e defformità di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna della Filosofia: che quanto agl'huomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocché, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti..."



Analisi e Commento dell'Introduzione
Manzoni, nella sua opera capitale "I Promessi Sposi", fa un uso particolare delle metafore, soprattutto nell’Introduzione del romanzo, scritta in sorprendente stile barocco, dove egli finge di aver trovato un antico manoscritto di un anonimo scrittore del Seicento, e di avere l’intenzione di ricopiarlo, anche se in seguito decide di "rifarne la dicitura". Il tono dell’anonimo nasce da una rara conoscenza dello stile del Seicento, riprodotto e sottolineato con il linguaggio ampolloso, arricchito da processioni di metafore altisonanti intrecciate ad una sintassi faticosa e contorta. Secondo Momigliano, agli occhi dei moderni le stesse particolarità ortografiche - le doppie, le h iniziali, le i lunghe, le u invece delle v - assumono qualche cosa di prezioso e contribuiscono al falso splendore della pagina.

Manzoni non è certamente il primo a utilizzare come pretesto per poter aprire il romanzo un antico manoscritto ritrovato per caso. Infatti prima di lui l’Ariosto, Cervantes e il più vicino Walter Scott avevano fatto uso di questo espediente narrativo. Tuttavia, il manoscritto dell’anonimo manzoniano è diverso perché, attraverso la ricchezza di figure retoriche, dà un giudizio critico fortemente negativo al seicento spagnolesco e al modo in cui ne è presentata la storia, una storia che tende ad occuparsi solamente dei potenti tralasciando la massa. Nel suo romanzo l’autore capovolge radicalmente questa situazione tradizionale scegliendo i suoi protagonisti fra le persone comuni e dando della classe dei potenti un’immagine fortemente aspra e amara.

Si può dire che tutto il testo dell’Anonimo sia una sequenza ininterrotta di metafore; proveremo quindi a farne una parafrasi complessiva.