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La letteratura di Alessandro Manzoni

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Quali sono stati i passaggi fondamentali della vita di Alessandro Manzoni che hanno inciso maggiormente sulla sua letteratura e sulla sua attività letteraria?  Gli studi, la formazione, i suoi rapporti con i vari movimenti letterari e la politica: tutto sulla letteratura di Manzoni.


Gli inizi.
La prima fase dell’attività letteraria di Laessandro Manzoni è inevitabilmente legata alle sue esperienza di vita e agli incontri che il giovane autore, da poco entrato nella società dopo aver lasciato il tempo dei collegi e degli studi domestici, fa con alcuni importanti personaggi.
Tra le persone che sin dai primi scritti hanno fatto sentire il loro influsso sul Manzoni ricordiamo l’amico Vincenzo Monti, anch’egli letterato, e un esule napoletano rifugiatosi a Milano di nome Francesco Lomonaco.
Ma ancora più importante fu l’esperienza parigina che il giovane Alessandro fece in seguito all’invito avanzatogli dalla madre che da alcuni anni si era li trasferita al seguito del nuovo compagno Carlo Imbonati. All’epoca Parigi non era solo la capitale francese, ma anche la capitale culturale europea. Letterati, filofosi, scienziati e artisti di ogni genere e rilevanza si incontravano nei suoi salotti, per cui la permenza del giovane Manzoni nella città ebbe i suoi frutti importanti ai fini della formazione proprio del suo carattere letterario.
Molte furono le conoscenze che Manzoni fece, ma su tutte spicca senz’altro quella avuta con Claude Fauriel, che pur non essendo un artista o un letterato era comunque molto preparato su quanto riguardava la storie e la letteratura: i due ebbero insieme molte e lunghe conversazioni che aiutarono Alessandro Manzoni ad addentrarsi e a comprenedere meglio la lingua Italiana e la sua metrica. Il merito di questi incontro fu senz’altro quello di aver fatto emergere nell’intelletto del Manzoni molte delle idee che divennero i capisaldi di tutta la sua letteratura e delle sue opere.
Il giovane autore riusci a comprenedere bene il problema della distanza che separava ancora la lingua Italiana dalla miriade di dialetti effettivamente parlati.
Inoltre, grazie ai molti scritti di Voltaire che potè studiare e approfondire comprese come il vero obiettivo per uno scrittore era quello di farsi capire, diffondere conoscenze e coltivare le capacità intellettuali dell’uomo.

La conversione.
Un evento in particolare, la conversione della moglie Enrichetta Blondel dal Calvinismo al Cattolicesimo, aveva rappresentato un primo giro di boa nell’attivita letteraria del Manzoni.
E’ proprio grazie a questo evento che lo stesso autore italiano si riavvicinò alla religione e alla sua tradizione anche da un punto di vista letterario.
Se molte delle sue opere giovanili e di quelle realizzate prima del 1810  si erano caratterizzate per uno sitle sferzante e per un rapporto contrastato con la Chiesa, la sua produzione dopo l’evento cambia radicalmente impostazione. Alessandro Manzoni lascia la sua severità e il tono polemico con cui in più occasioni aveva caratterizzato alcuni suoi scritti per reintrodurvi la dottrina cristiana e il rispetto della sua morale.      

Il Romanticismo
Sebbene Alessandro Manzoni non avesse l’abitudine di partecipare attivamente alle polemice tra classicisti e romantici, il romanticismo era indubbiamente lo stile che aveva abbracciato.
La scelta può essere quasi considerata naturale dal momento che la conversione dello scrittore aveva portato ad una vera e propria mutazione dello stile di composizione.
Nella sua letteratura Alessandro Manzoni era passato da un vago concetto di Dio ad una vera e propria adesione della religione e della fede cattolica.
Ne era derivato che la sua stessa impostazione di pensiero molto legata alla ragione venne a spostarsi verso il sentimento, anche inteso come amore.
La conversione aveva portato il Manzoni ad una rivoluzione globale secondo cui tutto quello che di bello e sentimentale nasceva dentro, anche grazie alla letteratura, ora doveva vinr fuori, essere manifestato e scritto.
Ma bisogna comunque specificare con l’autore italiano può essere abche considerato un “romantico singolare”: il guato del ragionamento e del pensiero logico, proprio dell’impostazione illuminista, rimane in parte visibile dallo stile di Alessandro Manzoni che dopo la conversione è finalmente anche aperta all’inaccettabile, all’inspegabile e al fantastico.

Ricerca e sperimentazione.
Altra fase da tenere ben a mente fu, poi, quella in cui il Manzoni iniziò ad interessarsi al tratro secondo un approccio di studio e di sperimentazione.
Diversi erano stati i generi affrontati fino al periodo 1820-23: l’apologetica con “Le Odi”, la lirica con gli “Inni Sacri”  e il genere drammatico con le “Tragedie” .
Ora, però, lo scrittore sentiva il bisogno di portare su carta anche problematice e aspetti più terreni della vita della gente: i problemi dell’amministrazione, la giustizia, i soprusi, la religione, le guerre tra popolazioni. L’idea era quella di realizzare un’opera capace di intrattenere, come già facevano i grandi romanzi di invenzione, di fantasia, ma anche di introdurre il fattore storico, ossia la corrispondenza con fatti e avvenimenti realmente accaduti.  
In sostanza Alessandro Manzoni era entrato nel periodo di fertilità intellettuale che lo portò alla realizzazione dell’opera che lo rese più famoso; proprio “I Promessi Sposi”.

Il problema della lingua
La stesura de “I Promessi Sposi” porto Alessandro Manzoni ad affrontare il problema della lingua in cui l’opera stessa doveva essere scritta.  La prima versione dell’opera era stata composta in un lingiaggio che era un misto di lingua classica, quella degli autori del lontano trecento, e di volgare che più si addiceva a personaggi popolari come Lucia a Don Abbondio. Ma il risultato che ne derivò aveva lasciato scontenti sia la critica che lo stesso Manzoni.  
L’autore rimaneva sempre bloccato sul dove poter andare fisicamente ad ascoltare quella lingua che poteva davvero comunicare la sua storia a tutto il pubblico a cui ambiva di arrivare: la ricerca venne conclusa quando Alessandro Manzoni udì il “Fiorentino”. Ciò che aveva complicato la ricerca erano state le innumerevoli variazioni che la lingua Italiana aveva subito da un punto all’altro della penisola, ma la conformazione della lingua parlata nelle zone dell’attuale Toscana  avevano soddisfatto l’esigenza di trovarne una variante che più si avvicinasse all’originale.
La sistemazione de “I Promessi Sposi” durò oltre dieci anni, infatti la nuova edizione iniziò ad essere pubblicata nel 1840.